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FOTOTERAPIA & FOTOGRAFIA TERAPEUTICA

La fotografia nella vita contemporanea, oltre ad essere un’arte, un registratore di ricordi, uno strumento atto all’informazione (come possono essere, ad esempio, i reportage), può essere considerata un modo di esprimere i sentimenti di un determinato istante, di un momento ben preciso.

Meisam Serajizadeh

Negli anni Settanta si assiste ad un riconoscimento ufficiale del potere terapeutico della fotografia grazie all’articolo di Judy Weiser (1975) psicoterapeuta e fotografa canadese, sulla “Foto-Terapia”.

Durante le sedute con i suoi pazienti utilizzava le fotografie come strumento proiettivo perché si era accorta che le foto stimolavano sensazioni, emozioni e ricordi che solo con le parole era difficile fare emergere.

Grazie all’articolo di Judy Weiser abbiamo finalmente una definizione ufficiale riconosciuta dalla comunità scientifica che identifica la Foto-Terapia come l’utilizzo della fotografia all’interno del processo psicoterapeutico come mezzo per esplorare se stessi e fare emergere contenuti non verbali, soprattutto con quei pazienti che hanno difficoltà a far emergere la loro parte emotiva strettamente collegata a vissuti del passato di cui non ne hanno consapevolezza.

Ragazza con fotocamera
Fotocamera Old School analogico

Nella “fotografia terapeutica”, la fotografia viene utilizzata in contesti non clinici anche da persone non formate in discipline psicologiche: il fine è più genericamente quello di esplorare l’interiorità e ampliare l’auto-consapevolezza dei soggetti che prendono parte all’azione. Gli ambiti di applicazione sono innumerevoli, dalla scuola agli ambienti di lavoro, dai contesti di formazione ai progetti nel sociale.

L’attività espressiva della fotografia permette di riflettere il mondo reale attraverso un’ottica del tutto personale possedendo una grande potenzialità simbolica e metaforica, permettendo all’individuo di raccontare qualcosa di sé, di far emergere le proprie risorse utili nel fronteggiare le situazioni di difficoltà, esprimendo la complessità del proprio mondo interno che difficilmente riesce ad emergere attraverso le parole (Castelli, 2011, 95).

Attraverso la fotografia, come oggetto mediatore, la persona è aiutata nell’osservazione dei propri vissuti, organizzando le proprie idee, i propri ricordi, all’interno di un gruppo ristretto di avvenimenti suscitati dalla foto.

Attraverso l’osservazione delle fotografie, in cui l’individuo è oggetto della foto ma ne diviene anche il creatore, si crea la possibilità di rivedersi e raccontare i ricordi, sentimenti evocati dall’immagine, favorendo il processo di autoconoscenza e di confronto con se stesso; l’individuo fermando un immagine, un istante, un ricordo, riesce successivamente ad elaborare e rivivere quello stato d’animo, quella specifica situazione in un secondo momento, attribuendogli un nuovo e più valido significato.

Cuore verniciato

Castelli C. Resilienza e creatività. Teorie e tecniche nei contesti di vulnerabilità, FrancoAngeli, Milano, 2011.

Weiser J., FotoTerapia: Tecniche e strumenti per la clinica e gli interventi sul campo., FrancoAneli, Milano,  2013.

Weiser, J., Photography as a verb, in The BC photographer, 1975.

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